L’addestramento alla difesa personale

Esso deve far emergere la vera personalità del praticante

Parla l’esperto, M° Matteo D’Amato


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Maestro Matteo D’Amato
Tecnico federale 6 duan di Kung-Fu Wushu - Arti Marziali Cinesi


Tutti gli anni ad inizio della stagione sportiva, (da settembre) ci capita di vedere manifesti, volantini e quant’altro che ci consigliano di praticare corsi di difesa personale rivolti ad uomini e a donne. Ciò è dovuto alla costante crescita di reati verso le persone, tipo rapine, borseggi, bullismo, e purtroppo e soprattutto aggressioni di tipo sessuale (stupri). Vi sono numerosi sport o arti marziali, sia orientali che non, che tramite i loro istruttori promuovono questo tipo di corsi, senza addentrarci tra le varie arti, (chi scrive è tecnico federale 6 duan di Kung-Fu Wushu - arti marziali cinesi), ritenendole a mio modesto avviso, se insegnate e praticate dagli adepti con serietà, tutte  estremamente valide allo scopo.
Io intendo parlare, o meglio cercare di descrivere l’approccio dell’addestramento alla difesa personale:
la difesa personale risulta dalla organizzazione di diversi fattori interdipendenti.
Il primo gruppo è rappresentato dai fattori soggettivi:
1) Mentalità;
2) Grado di conoscenza di se stessi;
3) Esperienza;
4) Fisicità.
Questo gruppo di fattori influenzandosi reciprocamente in modo orizzontale costituiscono la “forma mentis” di una persona, cioè il suo carattere.
Il secondo gruppo è costituito dalle capacita cognitive della persona:
1) Presa di coscienza della situazione di pericolo;
2) Valutazione dell’entità del pericolo;
3) Reazione al pericolo.
Questi ultimi tre elementi, dipendenti l’uno dall’altro in modo verticale, poiché si susseguono nell’ordine sopra esposto, sono fortemente determinati dall’esperienza personale; infatti, coloro i quali si sono già venuti a trovare in situazioni pericolose durante il corso della propria vita reagiranno in modo molto più pronto ed efficiente  rispetto a coloro i quali, invece, vengono a trovarsi, per la prima volta, in pericolo. Rendersi conto nel modo più rapido ed esatto possibile della situazione di pericolo in cui si è coinvolti consente di valutare al meglio il pericolo da fronteggiare, permettendoci di reagire nella maniera più adeguata possibile: cioè senza riportare danni o limitandoli e, contemporaneamente, senza eccedere nella nostra azione difensiva (se riceviamo uno schiaffo non possiamo reagire sparando al nostro aggressore). L’addestramento alla difesa personale deve, quindi, inevitabilmente mirare, prima di tutto a far emergere la vera personalità del praticante. Sapersi difendere non chiede particolari, o addirittura, speciali capacità psicofisiche.
Perché, allora, quando ci si iscrive ad un corso di difesa personale si va in palestra in tuta e scarpe ginniche e si eseguono esercizi fisici più o meno impegnativi? 
Lavorare sul proprio corpo facendogli compiere gesti atletici prima facili e poi sempre più difficili e sopportando sforzi gradualmente sempre più intensi è un ottimo metodo, sperimentato da tutti i popoli del mondo, per mettere a nudo la personalità del praticante, oltreché conservare e migliorare il proprio stato di salute.
In questo modo abbiamo raggiunto il primo obiettivo prefissato: conoscere e far conoscere il praticante a se stesso.
In secondo luogo, tramite specifiche esercitazioni ideate per lo sviluppo delle capacità coordinative, indispensabili per eseguire nel modo più veloce e preciso possibile le tecniche di difesa personale, e delle capacità reattive, fondamentali per ottenere il giusto tempismo di azione, otteniamo cosi l’equilibrio psico-motorio ideale per una adeguata risposta al pericolo. L’addestramento così strutturato consentirà al praticante di acquisire le “tecniche" di difesa personale proposte dall’istruttore, personalizzandole.
La difesa personale (teoricamente) è praticabile da tutti, giovani e adulti di entrambi i sessi, in occidente è da 15/20 anni che si parla con una certa regolarità di difesa personale e di conseguenza si registra costantemente un aumento dei praticanti nelle palestre di arti marziali, specialmente di sesso femminile, mentre è da ricordare che in oriente queste tecniche di arti marziali vengono praticate da oltre 2000 anni (alcune fonti parlano di 5000 anni) senza distinzione di sesso. Un esempio per tutti, lo stile di kung-fu praticato dal famoso attore Bruce Lee, il wing chung, fu creato da una donna dalla corporatura molto esile. Usare le parole per descrivere la modalità di una tecnica di difesa è semplicemente inutile. In nessun altro campo come quello delle arti marziali, vale più che mai il detto: “ci vuole più a dirlo che a farlo”, perché quant’anche si riuscisse a descrivere alla perfezione il modo di eseguire una tecnica, essa si rivelerebbe inefficace quindi inutile se non la si pratica tante e tante volte, fino a farla diventare propria, per alcuni, e rifiutarla per altri: è come imparare ad andare in bicicletta, è impossibile spiegare a parole come fare a stare in equilibrio sulle due ruote.
C’è una sola e antichissima maniera di andare in bicicletta.


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Maestro Matteo D’Amato
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