Lilith

La fiabazione

Fiabe che curano


Nella cultura mediterranea i miti e, più tardi, la storia testimonieranno la repressione dell’intero complesso femminile.

Alcuni mitologemi più di altri, sono la testimonianza che qualcosa è accaduto, che ha modificato radicalmente il rapporto uomo – donna, per quanto riguarda soprattutto il ruolo assegnato a quest’ultime.

Al principio era Lilith, il Dio degli ebrei creò Adamo e Lilith.

“Insieme li creò, uomo e donna li creò”.

Non lei dalla costola di lui, ma insieme, terra e acqua.

Ma non potevano vivere insieme, per questo i rabbini operarono, forse la prima censura della storia, cancellando Lilith dai testi.

Lilith fu dunque la prima, e le scritture ricordano il disgusto di Adamo, perché essa era coperta di sangue e ci raccontano l’ora di Lilith perché Adamo pretendeva nell’atto sessuale di stare sempre lui sopra di lei.

L’Arcangelo Gabriele cercò di convincerla a tornare accanto ad Adamo ma Lilith fu irremovibile.

Essa era uguale ad Adamo creata dalla stessa sostanza: acqua e terra.

All’Arcangelo non rimasero molte opzioni per il padrone, Lilith doveva essere sottomessa.

Perciò la donna lasciò il Paradiso Terrestre e raggiunse il mar Rosso, dove la tradizione vuole vivessero dei diavoli.

Lilith rappresenta per questo, nella tradizione ebraica e poi cristiana, una parte rifiutata dell’archetipo femminile.

Essa simboleggia l’ombra rimossa della forza delle donne.

Con lei infatti se ne va via l’energia vitale simbolicamente rappresentata dal sangue e dalla saliva (la centralità del sangue attraversa sempre diverse culture e religioni, nonché svariate sette, tipo il cosmismo) tanto aveva disgustato Adamo (il tema del sangue viene ripreso anche dalla Santa Inquisizione che vede nel ciclo una punizione divina).

Quella sua pretesa di parità, nell’alternanza del potere, la sua forte carica sessuale e la sua difesa delle sue ragioni avrebbe portato al suo accantonamento nel culto.

Poteva Lilith non esistere sin da subito, ma la sua esistenza era necessaria, questa “necessarietà” era data dal fatto che molti culti primitivi adoravano divinità femminili, e quindi con Lilith si poteva rendere visibile la repressione delle stesse.

Così la prima donna diventa il simbolo, l’archetipo, dei divieti posti sul femminile, nelle culture monoteiste non solo dal punto di vista sessuale, ma soprattutto dal punto di vista religioso.

Come ha scritto Romano Sicuteri “su di essa vanno ad aggregarsi tutte le influenze culturali religiose e psicologiche trasformandole in un vero tabù”. (R. Sicuteri, “Lilith e la luna nera”, Astrolabio – Roma 1980, pag. 50).

Per Adamo quindi l’alleanza con il padre ha richiesto un pesante e costoso sacrificio: lo spostamento del male su Lilith e quindi su tutte le donne e la sua condanna.

(Cosa ripresa poi da San Paolo quando crea il mito del peccato originale, dando comunque la colpa alla donna, questa volta Eva, creando al contempo la schiera dei demoni e quindi il vero antagonista).

Eliminando lei, questa parte del femminile si inabissa nell’inconscio collettivo, il contenitore che racchiude ciò che di noi, non possiamo e non dobbiamo sapere. Lilith, proprio perché rifiutata, diventa cattiva, sfrenata, violenta e nemica degli uomini che volevano sottometterla, essa finirà nel mondo dei diavoli, come avevamo già visto, senza possibilità di redenzione perché ha rifiutato il potere del padre.

Nella Bibbia non ci sarà posto per lei e nell’immaginario collettivo, diventerà la figura malefica che uccide i maschi nel sonno, che rapisce i primogeniti e fa impazzire gli uomini.

Come vediamo in questo mito viene raccontata la forza aggressiva delle donne, dove aggressività non è sopraffazione ma asserzione, essere assertivi è sapere quale è il proprio posto, il proprio ruolo.

Lilith creata dalla stessa sostanza di Adamo, acqua e terra, non può accettare di essere sottomessa, né di relegarsi ad un ruolo di obbedienza, perché semplicemente non può.

Il suo rifiuto a conformarsi rappresenta il desiderio di tutte le donne di essere considerate alla pari nella costruzione sia del mondo che della vita stessa.

Lilith ha perso perché se ne è andata via, ma allo stesso tempo ha vinto, perché essa simboleggia quella componente che dà alle donne la coscienza di non essere subalterne.

Non molto tempo fa, negli anni 60 per intenderci, alle donne era vietata la carriera di magistrato.

Il motivo era, che il ciclo mestruale (sangue di Lilith) e le connesse alterazioni ormonali rendessero le donne troppo emotive, con sbalzi ormonali, per cui inadatte ad un ruolo in cui l’equilibrio è fondamentale.

Per cui una donna sarebbe potuto divenire magistrato solo se avesse dimostrato che, nonostante il ciclo e le sue “turbolenze” ormonali era in grado di comportarsi da maschio.

E questo è valso nel tempo per un sacco di professioni, soldato, sportivo ed impiegata in genere.

Oggi per fortuna le donne magistrato esistono, e tutte dovrebbero sapere che, la nostra fisiologia non è causa di turbe psichiche come volevano farci credere, e volle farcelo credere lo stesso Sant’Agostino.

Dico dovrebbero perché l’archetipo di Lilith è ancora vivo, molti uomini, ricorrono al ciclo come pretesto per darci delle pazze, magari con semplici innocenti barzellette e allo stesso tempo le donne che si mostrano assertive, non disposte a sottomettersi, vengono definite donne impossibili, strane, un po’ demoni.

Io sono Lilith, siatelo anche voi.

di Filomena Avagliano


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