Si può smettere di essere "coppia coniugale" ma mai "coppia genitoriale"

Famiglia: genitori e figli, anche dopo un divorzio

La tesi del Ctp


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Da consulente tecnico di parte, oggi vediamo quali sono le principali cause di divorzio: 
Parecchie sono quelle che portano alla fine di una relazione e anche se ogni rapporto e coppia presenta delle proprie specificità, spesso le variabili che incidono su una separazione possono essere “molto comuni”. Prima di tutte troviamo l'incontro con una nuova persona; è comune per molti andare incontro a momenti di stanchezza...la routine e la poca intimità spesso “uccide” il rapporto di coppia e se durante questi momenti di crisi si dovesse incontrare una persona davvero stimolante, attraente e piacevole per uno dei due partner (o, perché no, per entrambi), la rottura definitiva potrebbe essere inevitabile. Capita assiduamente che in detti casi emerga l'insofferenza da uno dei due partner di aver trascinato il rapporto di coppia per molto tempo senza aver chiesto aiuto a qualcuno. Un altro motivo frequente è la tensione per la condizione di essere genitori; l'arrivo dei figli comporta il creare un nuovo equilibrio e purtroppo non tutte le coppie riescono a farlo. Contribuiscono anche eventi traumatici come lutti, gravi malattie, perdita del lavoro e cambiamento nello stile di vita vissuto come stressante e traumatico, cambiamenti a livello economico, personalità ed interessi differenti, scarsa comunicazione, bassa volontà a voler tener saldo il rapporto, poca tolleranza e mancanza di rispetto.

In sede di separazione il minore in che modo viene protetto?
L'affidamento dei figli in caso di separazione è oggi disciplinato dalle norme introdotte con la Legge n. 54 dell'8 febbraio 2006 che ha imposto come regola fondamentale l'affidamento condiviso: vengono affidati ad entrambi i genitori, i quali continuano ad esercitare la potestà sui figli ed a condividere le responsabilità educative verso di loro, nonostante la separazione. Questo significa che, anche dopo la separazione, entrambi i genitori continueranno ad occuparsi dei figlioli cercando di mantenere un rapporto equilibrato. In alcuni casi però l'affidamento ad un solo genitore rimane l'unica strada possibile da percorrere. A volte poi il giudice deve stabilire se e quanto ciascun coniuge sia capace di essere un “buon” genitore, ovvero se vi è – e di quale entità, eventualmente – incapacità in entrambi o in uno dei genitori.

La capacità genitoriale:
Nei procedimenti di separazione e divorzio una delle richieste che il giudice pone al consulente tecnico d’ufficio (CTU), al fine di prendere una decisione in merito all'affidamento dei figli, è quella di valutare il rapporto dei minori con entrambi i genitori. Ciò rende necessaria una valutazione attenta ed accurata delle capacità genitoriali e delle dinamiche relazionali all'interno del nucleo familiare. Nel parlare di capacità genitoriali bisogna tenere in considerazione sia la disponibilità a garantire nel tempo una prossimità fisica con il proprio figlio sostenendolo nei suoi bisogni materiali, sia la capacità di strutturare e mantenere dei rapporti significativi duraturi nel tempo. L’idoneità genitoriale viene definita dai bisogni stessi e dalle necessità dei figli in base ai quali il genitore attiverà le proprie qualità personali, tali da garantirne lo sviluppo psichico, affettivo, sociale e fisico.

I diritti dei padri sono ancora penalizzati rispetto a quelli delle madri, perché?
La legge, almeno sul piano formale, afferma che i genitori sono uguali nei rapporti coi figli anche nel caso di separazione condivisa; ma di fatto il ruolo paterno non viene del tutto riconosciuto. Per molti padri il sacrosanto diritto di continuare ad avere un ruolo e uno spazio nella vita dei propri figli viene spesso calpestato. La prassi giuridica, infatti, privilegia il ruolo delle madri a discapito di quello dei padri anche se ormai con la separazione condivisa tutti e due i genitori dovrebbero avere gli stessi doveri ed i medesimi diritti. Questi padri sono spaventati dall’idea che con la separazione non potranno più avere lo stesso rapporto con i figli; hanno la netta sensazione di poter perdere un pezzo di vita che invece hanno tutti i diritti di poter vivere; a questo si associa il fatto che in molti di essi la separazione possa creare uno stato di povertà. Sul territorio negli ultimi anni sono sorte molte associazioni, spesso “intitolate ai padri separati” che si propongono un sostegno delle famiglie disgregate, con l’obiettivo di dare dignità alla genitorialità, battendosi affinché i bambini siano messi nelle condizioni di frequentare entrambi i genitori, come la legge prevede. Con l’entrata in vigore della nuova Legge n. 54/2006, si è sancito il principio della bigenitorialità, ovvero il diritto dei figli a continuare a vivere in modo alternato con ciascun genitore, mantenendo rapporti equilibrati con entrambi anche dopo la cessazione della loro convivenza. Vorrei ricordare a tutte quelle coppie che si sono separate o che sono in procinto di farlo che si può smettere di essere una “coppia coniugale” ma non si smetterà mai di essere “coppia genitoriale” e che a queste coppie non serve qualcuno che vi faccia vincere una causa per un assegno di mantenimento più alto, ma occorre qualcuno capace di tutelare i diritti dei vostri figli.

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